Generalità
Itinerario
 

Planimetria percorso
La passeggiata archeologica prende avvio dall'abitato alto di Cavedine, appena superato un caratteristico "volt" dopo la chiesa parrocchiale dedicata all'Assunta.
Il sentiero - prevalentementepianeggiante, assecondando il paesaggio collinare - ricalca la cosiddetta "Strada Romana" (ancora visibile, qua e là, l'usura delle piatre contro le ruote dei carri).
Tale tracciato, via romana di comunicazione nord - sud lungo la dorsale occidentale della Valle di Cavedine, giungeva da Terlago, passando per Covelo e Ciago e scendeva sul fondovalle del Sarca toccando Drena.
La strada principale proseguiva verso Riva del Garda (campi di S. Martino), mentre una diramazione da Toblino saliva a Ranzo e di qui a Moline nel Banale, ricalcando - come del resto accadeva ssai di frequente - una pista già preistSorica.
La prima sosta consigliata s'individua nella fontana Romana, un "unicum", forse, in Trentino, anche se non databile e classificabile con indubbia autorevolezza.
E' uno dei rari esempi rimastici dell'epoca romana, dell'arte molto probabilmente ereditata dagli Etruschi di costruire i pozzi per raccogliere le surgive migliori della zona, e il ricordo dell'antichità dell'insediamento di Cavedine (Laguna -Mustè) ai piedi del colle di S. Lorenzo, il cui castelliere fu uno dei principali della valle per la sua posizione e per la sua ricchezza e l'abbondanza dell'acqua della fonte.
Situata nell'area del supposto "vicus" romano, la Fontana Romana è un interessante esempio di fonte scavata nella terra.
Costituita da un breve avvolto che scende con una scalinata a una stanzetta, la fontana raccoglie in una vasca di pietra, sostenuta da un elegante arco a tutto sesto, una sorgente perenne di visibili falde freatiche.
E' probabile che, dopo il passaggio di molti eserciti sulla via di Fabiano, la decaduta importanza della valle e il suo abbandono, abbiano consevato fino ai giorni nostri il caratteristico reperto.
Il fatto che una fonte sia stata trasformata in monumento, è un esempio importante e significativo della presenza continua in questo luogo dei Romani, che, maestri in acquedotti, ponti e fontane hanno lasciato anche a noi un segno di notevole pregio e valore.
In un paesaggio costellato da piccoli appezzamenti agricoli e muretti a secco, si arriva al capitello dell'Assunta, eretto in ricordo degli emigranti.
A poche centinaia di metri di distanza, un sentiero, per un ripido e stretto valico, sale verso il pianoro di Fabian attraversando il crinale delle Ganudole.
Un piccolo piazzale panoramico sull'abitato di Stravino, spalleggiato dal Gruppo del Bondone con il Cornetto, la Becca e più in là lo Stivo, indica la presenza della "Cosina".
Si tratta di una grotta naturale nella roccia calcarea risalente all'Eneolitico - Bronzo antico (III-II millennio), un'epoca caratterizzata proprio da insediamenti collinari. L'utilizzo di grotte a fini sepolcrali era allora assai diffuso. Numerosi sono gli esempi espressi anche nei ripari sottoroccia, dove il defunto veniva protetto da un cumulo di pietre.
Si prosegue ancora un po' in salita tra massi pietrosi segnati dal tempo. A questo punto, una possibile deviazione a destra, porta verso la suggestiva chiesetta di S. Siro (Lasino), anch'essa custode di alcune interessanti testimanianza preistoriche oltrechè storiche.
Per continuare però la passeggiata archeologica bisogna girare a sinistra per dirigersi verso il luogo del ritrovamento della "pietra sacrificale" dove è localizzta la "Carega del Diaol" o "Trono della Regina". La maggior parte degli studiosi è d'accordo nell'affermare che si tratta di un'iscrizione funebre, anche se numerose e diverse interpretazioni hanno dato vita a fantasiose storie e leggende circa questo interessante monumento romano. Sui lastroni che accompagnano la parte finale della passeggiata si possono individuare alcune significative incisioni rupestri prima di una possibile deviazione a sinistra verso il Dosso di S. Lorenzo, considerato, più dalla tradizione che da corrispettive verifiche, una dei primi siti abitativi della valle, assieme alla collinetta del Fabian e al Dosso di S. Siro. Scendendo, poco prima del punto di arrivo, l'escursionista è salutato dall'attocentesco capitello intitolato a S. Lorenzo.
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